venerdì 13 luglio 2012

Erlend Loe - Saluti e baci da Mixing Part


Erlend Loe, Saluti e baci da Mixing Part, Iperborea, Milano, 2012, pagg. 209
Titolo originale: Stille dager i Mixing Part
Anno di prima pubblicazione: 2009
Traduzione di Giulano D’Amico
Voto: 7,5




Il talento narrativo di Erlend Loe, uno degli scrittori norvegesi contemporanei più interessanti (ne abbiamo già parlato in Doppler e in Nord, anche se il suo testo più famoso resta Naif.Super), si mette all’opera per un romanzo breve (forse troppo breve) che in realtà è quasi una pièce teatrale, con tanti dialoghi e pochissimi interventi (però molto significativi) del narratore eterodiegetico. Nina e Bror (ma lui vien chiamato da tutti, anche dalla moglie, con il cognome Telemann) sono una coppia di coniugi norvegesi di mezza età con figli che passano un turbolento mese di vacanza estiva in Germania. La coppia ha dei problemi, in particolare Telemann ha dei problemi. La cifra peculiare di Loe è quella di delineare personaggi per così dire “devianti” rispetto allo “standard” nordico: se la tipica persona norvegese è, o almeno appare, corretta e composta, perfettamente inserita nel sistema di valori e nell’etichetta della propria società, Loe disegna personaggi di rottura, che si ribellano più che alle regole alla normalità. È un tratto “pirandelliano” tipico della letteratura norvegese (già Hamsun va talvolta in quella direzione) e fors’anche dell’arte norvegese (penso a Munch), ma la grande abilità di Loe è il far convivere tutto questo con una innata predilezione per il comico. Telemann (che ha qualcosa di simile col personaggio di un altro bel romanzo di Loe, Tutto sulla Finlandia) è una sorta di personaggio alla Woody Allen in salsa nordica, un brontolone ossessionato dall’ambizione di scrivere l’opera teatrale più bella di sempre, ma in realtà veramente interessato all’alcool e alle sinuose linee di Nigella, una sexy cuoca che lavora per la tv inglese di cui egli è in segreto follemente innamorato. Tutti questi elementi, combinati con il fatto che nemmeno la moglie Nina è particolarmente oppressa dal rispetto assoluto dei vincoli coniugali, dànno vita ad un mese veramente esplosivo. Telemann lambisce la disperazione e la follia, e alcuni passaggi del libro sarebbero – e tra le linee lo sono – veramente drammatici, se non fosse per la menzionata capacità di Loe di rendere tutto divertente, se non esilarante, grazie anche ad un’innata affinità di questo Autore con il grottesco e il paradossale. Il jolly di Loe sta in questo: scrivere una divertentissima commedia dell’assurdo che tra le righe cela messaggi assolutamente drammatici, spia di un malessere che il finale che risolve e non risolve non può dissolvere. Loe è davvero molto bravo. Stavolta non si è speso troppo (l’edizione italiana conta più di duecento pagine grazie ad un’ampia diffusione del bianco, in realtà il libro è veramente corto), ma è bravo lo stesso.

Senti, credo che dovremmo vederci, io e te soli, per parlare un po’.
Non è possibile.
Perché no?
Sto… lavorando.
E non hai neanche un attimo per vedermi?
No. Sono completamente immerso nel testo, io sono il testo, per così dire, ed è tutto ciò che so.
Quindi io non esisto?
In un certo senso no.
Ma io invece esisto, Telemann.
Certo, certo. Ma ci sono diversi livelli. Questo è il teatro. Livello su livello.
Approaching Paddington Station! Paddington! Platform on the right hand side!
Cos’era?
Cos’era cosa?
Paddington.
Cosa c’entra Paddington?
Sei a Londra?
Figurati se sono a Londra.
Sei a Londra!
Le telefonate costano, Nina.
Cosa ci fai a Londra?
(pagg. 184-5)

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